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Antonio De Ferrariis Galateo

Un paio di chilometri a sud ovest di Masseria Melcarne, in territorio di Trepuzzi ma oggi difficilmente localizzabile, esisteva cinquecento anni fa la casa di uno dei più grandi personaggi salentini, letterato e umanista: Antonio De Ferrariis, detto il Galateo. Il suo libro più importante è certamente il “De situ Iapygiae”.

Il Galateo Lecce

Studiò prima a Nardò, poi a Napoli, dove dal 1465 approfondì le discipline umanistiche e la medicina. Presso l’Accademia napoletana entrò in contatto con un gran numero di intellettuali, che lo aiutarono ad aprire ancora di più i suoi orizzonti. Lavorò come medico a Ferrara, a Venezia, per poi tornare a Napoli, talmente stimato da diventare medico della corte di Ferdinando I d’Aragona. Verso il 1478, per il suo carattere riservato e modesto, si adattò a svolgere la funzione di medico condotto a Gallipoli, dove sposò l’aristocratica Maria Lubelli. La coppia ebbe cinque figli, ma la serenità della sua vita fu turbata nel 1480 dall’invasione di Otranto da parte dei Turchi. Portò la sua famiglia più al sicuro, al riparo dentro le mura di Lecce, dove annotò gli eventi drammatici che stavano scatenandosi nel Salento.

Antonio De Ferraris

Vittorio Zacchino, nel suo libro “L’ombra di Cassandra”, riporta l’amore che Antonio aveva per questa sua casa di campagna situata a nord di Lecce, dove personalmente si dedicava a piantare l’olivo, impugnando la falce e la zappa, elogiando la vita rustica e la vera pace che può dare solo la campagna. Nella dolcezza di questa campagna egli ritrova la serenità desiderata, e il tempo da dedicare ai suoi studi nella quiete. L’epistola galateana è un elogio della vita rustica. Così egli scrive: “Quando le cure familiari e la petulanza dei pazienti non richiedono la mia presenza in città, mi godo in campagna la più beata pace. Quando mi è dato di andarmene in campagna, porto con me l’anima mia, non la lascio come fanno molti in città, perchè così facendo non si gode la vera pace”. Purtroppo, la tenuta gli diede molti dolori, come le scorrerie portate dai turchi nel 1480, e quelle dei mercenari veneti pochissimi anni dopo, che portarono il Galateo in gravissime difficoltà finanziarie: quegli assalti, purtroppo, distrussero quel suo piccolo paradiso che aveva in queste campagne.

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