Fra XV e XVI secolo il Salento viveva il suo momento d’oro.
Una rivoluzione agricola aveva riportato la gente nei campi portando l’economia ad un livello di floridezza come non si notava a perdita di memoria.
Tuttavia, era anche il periodo delle invasioni turche, che dopo la presa di Otranto del 1480, calamitò continuamente flotte di predoni a fare veloci puntate sulle coste salentine allo scopo di rapina. Furti e rapimenti di donne e bambini per farne schiavi, erano quasi all’ordine del giorno, nella bella stagione.
Fu allora che i proprietari terrieri cominciarono a capire che l’unico modo per poter porre un freno a queste scorrerie era fortificare le masserie. I predoni, infatti, non si dirigevano nelle città, dove potevano essere facilmente respinti, ma direttamente alla fonte dei beni che interessavano loro, ossia le campagne. Così, cominciarono a sorgere le prime torri, che fungevano da avvistamento ed in estremo caso anche di difesa. Numerose fonti dell’epoca narrano di assalti alle masserie, non ultima quella di Cerrate nel XVIII secolo, dove i contadini chiudevano le porte e si asserragliavano all’interno cercando di respingere gli assalitori con tutto ciò che potevano gettargli addosso dalle caditoie della torre.
Partiamo da Masseria Melcarne, come centro di un ideale cerchio che racchiude tutto il territorio circostante, da Surbo, Squinzano, Torchiarolo e le marine… Vedremo la grande densità di queste torri svettanti sugli insediamenti agricoli, tutti datati già ai primi del Cinquecento. Lo Muccio si trova in agro di Torchiarolo, a nord, mentre il Barone Vecchio chiude il cerchio a sud. A est, invece, si erge la maestosa torre di masseria Solicara, mentre a ovest quella di masseria Mosco. Al centro, disseminate, tantissime torri di cui qui in foto ne vediamo qualcuna. Ad esse si aggiunse il lavoro fatto sulla costa da parte dell’imperatore Carlo V, che diede ordine di erigere le torri di avvistamento sulla costa, che coi loro segnali di fumo si mettevano in comunicazione con l’entroterra…
Una lunga storia di resistenza, durata quasi fino alla fine dell’Ottocento, quando ancora si annotano presenze di bande armate lungo le coste, con “pirati” nostrani. Essi venivano a rubare qui dalla Calabria. Ancora oggi, dopo secoli, le pietre delle torri costiere sgretolate dal sole e il mare, continuano a ergere verso il cielo il loro muto urlo di battaglia.