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È una larga maggioranza (con 31 voti a favore, 7 contrari e un’astensione) quella che ha approvato l’ importazione in Italia di 35mila tonnellate di olio d’oliva tunisino a dazio zero per il 2016 e per  il 2017. La decisione della commissione Commercio internazionale del Parlamento europeo serve a manifestare solidarietà alla Tunisia, che attraversa una crisi economica grave a causa degli attacchi terroristici. Ma dal Paese nordafricano arrivano già nell’Unione europea 56.700 tonnellate di olio d’oliva, senza dazio.  La misura ha scatenato una levata di scudi, perché, si argomenta, l’aggiunta di 35mila tonnellate di olio tunisino peserà a livello economico, occupazionale e ambientale sull’Italia. Si prevede infatti un incremento della concorrenza sleale, perché arriverà un olio di scarsa qualità e venduto quindi a un prezzo inferiore dell’olio extravergine d’oliva nostrano. Diverse infatti sono le proprietà chimico- fisiche e organolettiche dell’olio extra vergine di oliva italiano. Se i consumatori non saranno adeguatamente informati su qualità e provenienza dell’olio, si danneggeranno marchi importanti.

L’importazione di circa 92mila tonnellate di olio tunisino aumenterà il rischio di colossali imbrogli. Come la maxifrode scoperta in Puglia proprio a dicembre: l’olio extravergine veniva venduto come italiano ma era tagliato con quello giunto da Nordafrica e Siria.  Si trattava di almeno settemila tonnellate di olio, per un giro d’affari di decine di milioni di euro. È stato smascherato grazie alla “tac dell’olio di oliva”, lo strumento, progettato all’Università del Salento, con cui si scopre l’identità dell’olio.  Presentato il 1° dicembre dalla Coldiretti  nella Giornata nazionale dell’extravergine italiano, questo macchinario, che combina la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare e l’analisi statistica multivariata, dopo due giorni è stato già messo alla prova in Puglia.

L’importazione di olio tunisino appare in contrasto con la produzione italiana di quest’anno. L’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) infatti riferisce che l’import complessivo di oli di oliva in Italia nei primi dieci mesi del 2015 è diminuito in termini quantitativi ( dell’8%) ed è cresciuto in valore (+37%). Questo significa che i prezzi del migliore olio italiano diverranno più accessibili.

Secondo Coldiretti le 35mila tonnellate di olio in arrivo dalla Tunisia rappresentano quasi più del 10% della produzione olivicola italiana e circa il 20% rispetto di quella della Puglia nel 2015. Sono cifre che fanno capire le difficoltà che si aggiungeranno al comparto olivicolo, già minacciato da problematiche legate al prezzo dell’olio extravergine d’oliva, e, in alcune zone, dall’emergenza xylella. La misura della commissione Commercio internazionale del Parlamento europeo suona come uno schiaffo agli olivicoltori italiani. La speranza di un cambiamento di direzione è riposta nella valutazione dell’assemblea plenaria dell’Unione europea, cui adesso passa la questione. Il responso è previsto in questi giorni di fine febbraio.

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