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  • Masserie storiche intorno a Melcarne: Masseria Barone Vecchio

    MASSERIA BARONE VECCHIOAppena un paio di chilometri da Masseria Melcarne, direzione est, e si incontra un’altro suggestivo esempio di masseria fortificata di questo tratto di incantevole Salento. Immersa in un bellissimo oliveto, d’estate assordato dal canto delle cicale, nella poetica solitudine di una landa silenziosa, si erge imponente la torre di Masseria Barone Vecchio. In origine faceva parte del vasto Feudo di San Marco, confinante con quello di Cerrate. Non aveva in dotazione un terreno molto vasto, ed era tutto impiegato in oliveto e seminativi.

    frontale Masseria Barone Vecchio

    La svettante torre centrale è servita da una scala con ponte levatoio. Tutta la proprietà era delimitata da un recinto quadrangolare, entro il quale c’era una stalla attrezzata per i bovini, ed una per gli ovini, un giardino molto utile, alle spalle della torre, colmo di alberi da frutto.

    La caratteristica di questa masseria è il pozzo, situato nell’atrio, costruito con la strana forma a confessionale, abbastanza rara da riscontrare altrove. Fra le notizie di questa masseria che si possono trovare negli archivi storici non c’è molto, risale senz’altro al XVI secolo, ed è appartenuta per un certo periodo alla famiglia Paladini.

    Oggi purtroppo è in totale stato di abbandono, ma per qualche fortunata coincidenza la masseria non ha perduto per niente il suo aspetto originario. Ed a farle una visita, nel suggestivo silenzio di queste campagne, non può che suscitare una certa emozione, lei, le sue vecchie mura, i grandi olivi che la circondano, testimoni di una storia che non vuol morire.

    © Riproduzione riservata – Photo: Alessandro Romano

    Masseria Barone Vecchio

    Masseria Barone Vecchioporta Masseria Barone Vecchiointerno Masseria Barone Vecchiopozzo Masseria Barone Vecchio
    muretti Masseria Barone Vecchio
    © Riproduzione riservata – Photo: Alessandro Romano
  • Masserie storiche intorno a Melcarne: Casale Aurio

    mappa MASSERIA AURIOA circa sei chilometri da Masseria Melcarne, in direzione di Surbo, c’era il famoso casale noto come Aurio. Purtroppo oggi non resta traccia dell’insediamento produttivo di una volta, ma restano importantissime tracce della sua esistenza.

    Per prima cosa la chiesa, dedicata a Santa Maria d’Aurio, che esisteva già nel 1100, quando nel Salento dominava la dinastia Normanna.

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    Una meraviglia architettonica che è rimasta miracolosamente integra, anche se ha perduto quasi tutti i suoi affreschi. E poi c’è l’imponente torre cavallara, di forma troncoconica, che è l’unico edificio superstite del grande insediamento masserizio, uno dei più antichi del Salento. Da qui, partivano tutta una serie di strade e di carraie che lo collegavano alla vicina Lecce e a Brindisi. E’ uno dei siti rurali più importanti in assoluto, per chi ama conoscere la storia di questo territorio, la presenza della torre stava sempre a indicare la necessità di difesa, di un sito comunque vicino al mare, esposto al rischio continuo di sbarchi di predoni e pirati.

    Ma la tenacia dei suoi abitanti l’ha fatto sopravvivere per secoli, tramandando a noi anche le sue bellezze architettoniche di una chiesetta incomparabile.

    © Riproduzione riservata – Photo: Alessandro Romano

    chiesa casale daurio

    chiesa casale daurio

    chiesa casale daurio

    torre casale daurio

    © Riproduzione riservata – Photo: Alessandro Romano
  • Storia delle masserie pugliesi, luoghi di lavoro e di difesa

    La masseria, dal latino massa, ossia “insieme di fondi”, è un insediamento edilizio rurale tipico del XVI – XVII secolo, che ha rappresentato per lungo tempo il tipo di azienda (a carattere agricolo-pastorale) più diffuso in Puglia, diventando a pieno titolo espressione della cultura contadina locale.

    Tra le principali definizioni delle masserie, troviamo quella di cellule autarchiche del sistema produttivo pugliese.

    Al di là dell’aspetto agricolo, il fenomeno masserizio è legato, senza ombra di dubbio, ad una funzione difensiva: dopo il 1480, in seguito al feroce assedio d’Otranto da parte dei Turchi, che seminarono terrore e morte, re Carlo V decise di rafforzare la costa adriatica e ionica attraverso una cintura di torri di avvistamento e difesa, imponendo il rafforzamento dei castelli e dei torrioni già esistenti, ovvero delle strutture militari edificate in precedenza dagli Angioini.

    masserie fortificate salento

    Successivamente, fu il vicerè Parafan De Ribera a ordinare la costruzione ex novo di torri marittime, a partire dal 1563, contro le invasioni e gli sbarchi armati. Il tutto rientrava in un piano più ampio di difesa dell’intero Sud della penisola italiana.

     oliio d'oliva SalentoLe torri – si legge nel volume di Cesare Daquino “Masserie del Salento”, pubblicato nel 1994 – costituiscono l’embrione di quasi tutte le masserie del Salento, ovvero il nucleo originario voluto da un’unica direzione organizzatrice, attorno al quale si sono gradualmente aggiunti gli addendi tipici delle masserie”. Da qui il concetto di “masseria fortificata”, una struttura costruita in piena campagna e isolata dai centri urbani, con l’intenzione di tutelare l’incolumità dei suoi abitanti, e pertanto sempre protetta da una massiccia recinzione… il luogo ideale in cui difendersi dai pirati, dai saraceni e dai briganti che imperversarono nel Meridione d’Italia.

    Si può dunque affermare con certezza che la nascita di questi complessi rurali è legata al contesto socio-economico del Mezzogiorno. In ogni caso, le masserie furono realizzate tenendo conto di un certo gusto estetico ed architettonico, grazie alla maestria di artigiani e muratori che lavoravano la pietra, il carparo o il tufo. Al tempo stesso, si tratta di insediamenti costruiti in un’ottica di funzionalità, per rendere meno dura la vita tra i campi e quindi per alleggerire la fatica dei coloni, offrire soluzioni pratiche e garantire la massima fruibilità degli ambienti,  in un perfetto equilibrio tra uomo e natura, tra il manufatto e il territorio.

  • Cerrate e Melcarne: storie parallele di due masserie salentine

    Cerrate, come Melcarne, fu in passato un’area masserizia. Quando Sigismondo Castromediano la visitò nel 1877, in qualità di Ispettore ai Monumenti, scrisse che durante il periodo pasquale, nel cortile della masseria, si celebrava il cosiddetto panieri, ovvero una piccola fiera, un mercato frequentato dagli abitanti della campagna.

    Il nucleo che comprende l’abbazia, inizialmente adibito a scriptorium dei monaci amanuensi, probabilmente al servizio dell’abbazia di San Nicola di Casole (nei pressi di Otranto), col passare del tempo divenne un’azienda agricola, con conseguenti modifiche architettoniche.

    Abbandonata nel XVI secolo dai monaci basiliani per ragioni sconosciute, Cerrate passò sotto il controllo del Vaticano, divenendo una “commenda cardinalizia”. Papa Clemente VII la concesse al cardinale Niccolò Gadi, il quale la rifiutò, quindi fu donata nel 1531 all’Ospedale degli Incurabili di Napoli, che si occupò di compilare un inventario e un libro patrimoniale, a testimonianza dell’attività masserizia.

    Abbazia Cerrate

    Un documento del 1662, relativo alla visita del vescovo di Lecce Luigi Pappacoda, fornisce una precisa descrizione del luogo adibito a masseria: “sei cubicoli al pian terreno e tre nel superiore, due frantoi scavati nella grotta, un forno e un mulino nel quale furono trovate delle tombe greche”.

    Gli storici fanno riferimento all’olivicoltura, attività primaria all’interno della masseria, ma anche alla cerealicoltura, nonché all’allevamento di animali, come faceva presuppore la presenza di una stalla e di un deposito di paglia.

    Si ha certezza inoltre di una torretta costruita a scopi difensivi, per l’avvistamento dei turchi. Difatti, nel 1711, Cerrate fu presa di mira e saccheggiata da una banda di pirati, sbarcati a Torre Specchiolla, nella vicina Casalabate.

    cerrate salento

    Dopo un lungo periodo di degrado e oblio, Cerrate fu acquistata il 31 luglio 1877 da Giovanni Sigillo di Napoli: ci furono ulteriori passaggi di proprietà fino a che, nel 1965, la provincia di Lecce ne prese possesso, tramite decreto prefettizio, avviando un primo intervento di restauro.

    La storia di Cerrate è sempre stata caratterizzata da alti e bassi, da momenti di abbandono e periodi di buona amministrazione, fino ad arrivare tra le braccia sicure del FAI che, nel 2012, ha deciso di inserire l’abbazia di Cerrate nel circuito dei suoi beni da salvare e valorizzare.